Cambiano i rapporti tra Società di Selezione e Aziende. In meglio?
La prassi di identificare il profilo ideale del ruolo professionale o manageriale da ricoprire (l’uomo giusto al posto giusto), la ricerca di fonti e canali appropriati per reclutare candidati “In linea con il profilo” erano comportamenti ricorrenti dei recruiter delle funzioni HR, che a volte si avvalevano di consulenti di selezione o head hunter.
La quantità di ricerche di personale è diminuita negli ultimi anni per le difficoltà economico-finanziarie delle imprese, ma ciò che appare maggiormente in crisi è la qualità dei processi, dei sistemi e degli strumenti di selezione: lo screening avviene sul campo (a volte si inseriscono due o tre persone: chi performa meglio viene “stabilizzato”). Alcuni committenti hanno convinto certi consulenti di selezione che a volte l’incarico non possa essere assegnato in esclusiva. Con una certa frequenza accade di incontrare richieste di collaborazione consulenziale per il recruitment subordinato all’accettazione del “compenso al risultato”.
E’ opinione diffusa tra parecchi consulenti di selezione che tale formula “deresponsabilizzi” il committente, che si sente relativamente poco impegnato nel favorire le condizioni più appropriate per attuare un processo di selezione dell’organico, bel tempificato, efficace. E’ tra l’altro possibile che tale formula “deresponsabilizzi” anche il consulente, il quale al m omento dell’acquisizione della commessa di selezione accetta l’incarico per ampliare potenzialmente il volume di affari e successivamente disinveste sui progetti a maggior rischio (quelli a successful fee appunto) per concentrare le attenzioni su quelli “a valore”.