Il Graphic Designer e Adobe Illustrator
La parola all'esperto di Digital Graphic Design, Fabio Zaccaria
Il ruolo del Graphic Designer, sappiamo davvero quale sia?
Abbiamo pensato di dedicare a questa figura professionale un articolo che chiarisse un po’ le idee.
Nell’immaginario comune ci ritroviamo in presenza di un disegnatore, sarà davvero così semplice? Certamente no! L’ideazione e la progettazione di un messaggio comunicativo non possono prescindere dalla conoscenza tecnica e artistica, che sappia conciliare testi e immagini in maniera semplice ed efficace.
Tra i migliori strumenti del mestiere è annoverato il software per l’elaborazione di illustrazioni, Adobe Illustrator.
Per scoprire nel dettaglio questo ruolo abbiamo intervistato Fabio Zaccaria, Communication Designer, Adobe Certified Instructor.
- Perché scegliere Adobe Illustrator e non altri programmi per progettare grafiche?
In realtà io penso che Illustrator sia solo uno dei software principali e indispensabili per progettare grafiche. A me piace definirlo il braccio destro della gran parte dei software della suite Adobe (Photoshop, InDesign, After Effects, Premiere, XD, Character animator, ecc.), senza il quale questi software, in determinate circostanze, non lavorerebbero fino in fondo in modo completo e corretto.
Illustrator è senza dubbio un software imprescindibile per progettare elementi vettoriali che sono spesso necessari per qualunque altro tipo di applicativo usato per lo sviluppo del design digitale.
Per esempio: se devo animare un logo durante un flusso di montaggio video o animazione, o se devo creare un motion graphic con dei personaggi originali o dei particolari elementi grafici che non siano copiati e incollati dal web, è necessario che quel logo o quegli elementi siano stati progettati in vettoriale, al fine di essere scomposti, modificati, elaborati e adattati all’infinito senza perdere alcun tipo di dettaglio, al fine ultimo di poter poi essere esportati per il web, il video, la stampa, ecc.
- Chi utilizza Adobe Illustrator?
Chi disegna e progetta grafiche di qualunque tipo, in pratica: chi crea loghi e visual per il web o per la stampa, chi si occupa in toto di brand design, chi si occupa di packaging design, chi realizza illustrazioni artistiche digitali o anche a partire dalla carta con la necessità poi di digitalizzarle nel modo più corretto e professionale possibile, chi progetta illustrazioni per i motion graphic, chi progetta e disegna interfacce utenti o specifici elementi per interfacce utenti per siti web o app mobile, chi crea icone e infografiche, chi lavora con la serigrafia e la stampa offset o digitale… e l’elenco potrebbe continuare in lungo e in largo. Un vero professionista del design in generale, insomma, a prescindere da quale sia il suo campo specifico di applicazione, credo sia davvero improbabile che non abbia Adobe Illustrator nella sua cassetta degli attrezzi, almeno in parte.
- Pensi che la figura del designer sarà tra le più richieste in futuro?
Design vuol dire sostanzialmente progettare prodotti, servizi, tangibili e intangibili, che possano essere realizzati e riprodotti in serie, secondo criteri pensati e pianificati con cura e dettaglio, per rispondere alle richieste e le aspettative del mercato. Non bisogna pensare al concetto di design come a qualcosa solo di grafico ed estetico, tanto meno di artistico; un designer, infatti, non è un disegnatore; o meglio, non è detto che lo sia o che lo sia fino in fondo. Dunque, io credo che fino a quando esisterà qualcuno che fruisca di un prodotto o di un servizio, esisterà qualcun altro che in qualche modo quel servizio/prodotto dovrà idearlo e progettarlo, sia tecnicamente che visivamente. Certo è che, probabilmente, un giorno i computer disegneranno e progetteranno da soli senza più neanche l’input dell’umano, ma allora io credo che sarà quel tempo in cui, se mai arriverà, forse i robot avranno sostituito anche medici, infermieri, ingegneri, architetti, fornai e panettieri.
- Pregi e difetti di questo mestiere?
Il pregio più grande io credo sia il fatto che è un mestiere che non stanca mai perché è sempre nuovo. Per stare al passo coi tempi, oggi è ormai indispensabile formarsi costantemente, crescere, imparare e perfezionarsi sempre di più, per poter, di pari passo, fornire al mercato un servizio sempre evoluto, migliorato e mai obsoleto. Tutto ciò rappresenta un insieme di grandi pregi, perché permette di fare un lavoro sempre nuovo mentre si perfeziona il vecchio.
Il difetto più grande, a mio avviso, è che è un lavoro che assume spesso le sembianze di un’arte e di un hobby, e per questo troppo spesso inflazionato da autodidatti senza conoscenza e formazione che si improvvisano professionisti e influenzano il mercato in modo negativo. Con l’aggravante che oggi, con internet, spesso gli stessi diventano insegnanti di altri aspiranti designer. Secondo me, funziona un po’ come per la musica: è di certo anche un’arte, ma essere un musicista spesso è un concetto ben diverso dall’essere uno che sa suonare, per esempio, la chitarra.
- Se so utilizzare Photoshop e InDesign, posso dire di non aver bisogno di Adobe Illustrator?
Dipende. Se vuoi “giocare con la grafica” per imparare qualche trucco veloce, o hai bisogno di ritoccare o post produrre le foto dell’azienda, o creare un flyer veloce senza una reale qualità di stampa o di adattamento video, probabilmente si. Anche se sei un fotografo affermato che ha bisogno soltanto di post produrre le sue foto, probabilmente avrai un relativo bisogno di Illustrator.
Ma se vuoi diventare un graphic/visual/digital/UI e via dicendo designer professionista, e definirti tale, direi proprio di no. La differenza credo sia lì.
- È uno strumento di facile utilizzo che si tratti di Mac o di Windows?
L’ambiente Mac o Windows non incide in alcun modo sulla semplicità di utilizzo di software come questi. Sono miti da sfatare male interpretati nel tempo dal “sentito dire” dei non addetti ai lavori. E che fanno parte soprattutto del passato. Certo, chi usa Mac sa che ci sono delle peculiarità operative insostituibili che ancora spesso mancano nell’ambiente Windows, ma ciò non vale assolutamente solo per i programmi di grafica, ma per l’uso generale dell’ambiente di lavoro. Io credo sia una questione di come ci si abitua a lavorare: ovviamente è un mio parere personale, nonostante io sia un utilizzatore di Mac, per esempio, posso affermare che la stabilità della suite Adobe su Apple ad oggi non è sempre perfetta, anzi.
- Alcuni esempi di quel che si può fare con la grafica vettoriale.
Più o meno tuto ciò che ci circonda in termini di grafiche visive è realizzato attraverso la grafica digitale vettoriale. Pensiamo, per esempio, ai loghi di tutti i brand più importanti del mondo che abbiamo incontrato sin dalla nascita e a tutte le situazioni possibili in cui li abbiamo visti applicati; pensiamo alle icone di tutte le app presenti sul nostro smartphone o pc, a un banner web, un motion graphic o a un personaggio dei cartoni animati; pensiamo alla grafica di una lattina di coca cola, alle confezioni dei biscotti che mangiamo la mattina, all’etichetta di un vino pregiato, di una birra o a quella di un detersivo per il bagno; pensiamo alla grafica di una mattonella, alla sigla di una trasmissione televisiva, ai pattern serigrafici che ricoprono le pareti di una caffetteria, allo stemma metallico affisso su tutte le auto e le moto del mondo, alle vetrofanie o le insegne di un ipermercato; pensiamo alla segnaletica stradale, agli automezzi o le moto serigrafati, alle istruzioni dell’Ikea o alle infografiche presenti in strada o sul web; pensiamo alla copertina rilegata di un libro d’autore, alle illustrazioni interne di un libro per bambini o a una maglietta griffata e serigrafata che indossiamo l’estate. E potremmo continuare più o meno all’infinito…
- Come è nata la tua passione per il digital design, ti piace il disegno, sei un artista?
È una storia lunga… è difficile dare un punto di partenza e non sono un artista. Sono sempre stato un po’ attratto dalle arti creative, da piccolo adoravo disegnare per ore e ore copiando soprattutto i cartoni animati della tv; anche se poi, in realtà, non ho più coltivato il disegno artisticamente né professionalmente. Mi ha sempre attratto anche scrivere e a 13 anni ho scritto il mio primo (e ultimo) romanzo giallo, prima tutto a penna e poi con macchina da scrivere di mio padre; lo conservo ancora. Parallelamente ho iniziato a suonare la chitarra e mi sono appassionato alla musica talmente tanto da non abbandonarla più, coltivandola e studiandola per tutta la vita. Fino a più o meno l’età di 15 anni, ero abbastanza convinto che il mio futuro sarebbe stato diventare, o un fumettista Disney, o un chitarrista dei Pink Floyd. Ma poi non è andata proprio così (anche se poi sui Pink Floyd in futuro ho scritto un libro vero). Crescendo, ho iniziato ad appassionarmi al modo della psicologia e della comunicazione visiva, così dopo un po’ di peripezie formative e accademiche, e qualche anno a fare il figurante in teatro lirico, a vent’anni mi sono ritrovato socio in quella che oggi potrebbe chiamarsi una start up dell’epoca, che si occupava di marketing locale alternativo, ai primi albori dell’era del web. Da lì in poi ho iniziato a imparare talmente tante cose, nella grafica, nel web, nella scrittura, nella vendita su strada, nel dialogo con i clienti e con le persone, nelle dinamiche imprenditoriali, e così via, che ho capito che quel variegato e un po’ incognito mondo professionale, forse sarebbe stata la mia vera strada. E non mi sono più fermato: ho fatto tantissima gavetta ed esperienza in tante realtà, tra aziende, spin-off, agenzie di comunicazione, enti di formazione, ricoprendo ruoli e mansioni spesso diversi, che mi hanno formato e permesso oggi di poter provare a trasmettere anche ad altri la mia esperienza e la mia passione professionale.
Qualche consiglio, in base al tuo vissuto, per chi vuole intraprendere questa professione?
Più che consiglio mi sento di esprimere uno stimolo importante: avere passione. Bisogna avere un’estrema passione per quello che si fa, sempre, e se non la si ha, se non la si sente dentro, a volte forse è meglio cambiare strada. Non mollare, ma cambiare strada. A me è capitato più volte e questo mi ha permesso di ritornare a un punto precedente con più competenze e determinazione di prima. Poi, soprattutto all’inizio, lavorare e applicarsi instancabilmente non per guadagnare, ma solo per imparare; studiare tanto, leggere libri e dedicare centinaia, migliaia di ore extra lavoro a perfezionare ciò che si è imparato e a imparare cose nuove. Bisogna imparare tanto, e non solo in termini di competenze tecniche, ma in termini anche di umiltà e conoscenza approfondita del mercato e delle dinamiche del mondo professionale. Se non ci si mette in testa di provare, sbagliare, prendere porte in faccia, sacrificarsi, ricominciare tante volte e mettersi in discussione continuamente, si fa fatica a stabilizzarsi.
Per chi volesse approfondire l’argomento non solo in teoria, ma anche e soprattutto nella pratica è possibile scrivere un’email a formazione@gruppolen.it per ricevere aggiornamenti su eventuali corsi in partenza sul digital graphic design con Adobe Illustrator e altri software di grafica.