Ascolto, diversità.. in teatro come in azienda
In tutte le organizzazioni, l’ascolto di un messaggio da un soggetto emittente a uno ricevente aumenta il patrimonio quantitativo del secondo. Ma la comunicazione di un messaggio è sempre un po’ anche una comunicazione a se stessi: un ascolto “qualitativo”, che incide sulle strutture cognitive dei singoli che si relazionano nello scambio informativo.
La capacità di ascolto va sempre ricondotta ai luoghi entro cui si svolge l’azione. Gli spazi rispondono sia ad esigenze logistiche e funzionali sia ai simboli insiti in una storia da narrare. Perchè le relazioni (professionali e non) si costruiscono intorno a narrazioni.
La diversità è prima di tutto un fatto di competenze, affettività, competizione interna, storie scolari, istruzione. “Ri-conoscersi”è un atto non scontato. “Ri-conoscere” significa ascoltare altrui competenze. Assumendo che l’altro è per definizione “diverso”.
Che si tratti di un teatro, di un’aula o di un’azienda, qualunque organizzazione è un testo con una trama da narrare e ascoltare. Qualunque organizzazione, anche la più strutturata, può sviluppare le risorse umane con una logica, tipica della produzione teatrale, che si realizza attraverso prototipi sempre aperti rispetto alla chiusura dei prodotti industriali.
Occorre considerare sempre, in modo sincronico, sia le strutture da progettare, sia le dinamiche di comportamento organizzativo: gli organigrammi senza le persone non dicono molto e viceversa. Insieme, invece, design e behaviour, consentono di porre domande, aprire piste di ricerca e soluzioni organizzative.
Come la gente di teatro ed altre organizzazioni dalla tradizione millenaria insegnano.