Quota 77 (milioni di cicloturisti nel 2018). Ecco perché l’Italia dovrebbe raddoppiare gli investimenti in ciclabili e cicloturismo.
Ma quanto piace viaggiare su due ruote? Stando all’ultimo rapporto Isnart-Unioncamere e Legambiente in Italia, nel 2018, si sono registrate oltre 77 milioni presenze di cicloturisti. Viaggiare su due ruote piace sempre di più, e genera turismo, catturando italiani e stranieri. I cicloturisti sono infatti aumentati del 41% dal 2013 al 2018, e oggi creano un giro economico di 7,6 miliardi di euro all’anno. E portano business ai territori, al commercio e alla cultura facendo crescere il PIB, simpatico acronimo per Prodotto Interno Bici che comprende altri introiti dal mondo bici, e alza l’asticella fino alla significativa cifra di 12 miliardi di euro anno.
Ma c’è un ma. Che riguarda gli investimenti pubblici in infrastrutture, cui tutti si dicono favorevoli ma a parole ma che fatichino a diventare realtà. Se molte regioni italiane si sono già attivate per intercettare questo target di turisti, in particolare le regioni del Nord Est, le regioni del Mezzogiorno faticano a impostare un’attrattività completa nonostante le grandi potenzialità. Sono 10 i progetti di ciclovie del Sistema Nazionale delle Ciclovie Turistiche che, finalmente, sono entrate nella pianificazione delle infrastrutture prioritarie del paese. Sono il GRAB, l’anello ciclopedonale della Capitale, la ciclovia Vento,più di 650 chilometri da Venezia a Torino. Ancora, la ciclovia quella del Sole, dell’Acquedotto Pugliese, del Garda, della Magna Grecia, della Sardegna, la Trieste-Lignano Sabbiadoro-Venezia, la Tirrenica e l’Adriatica. Oltre a esperienze di rilievo come la ciclovia abruzzese dei Trabocchi, quella dell’Appennino e quella del Basso Lazio. L’attuale governo ha confermato la realizzazione e il finanziamento del sistema delle ciclovie con lo stanziamento di 361 milioni di euro per la nascita del suddetto Sistema Nazionale.
Se dunque il turismo ciclabile rappresenti una straordinaria opportunità per il turismo in generale, e soprattutto per quell’Italia meno conosciuta di grande valore paesaggistico, architettonico e culturale, non v’è dubbio che promuovere la mobilità dolce e il turismo sostenibile significherebbe anche impostare un nuovo modello di trasporti nel Paese. Paesi europei come Germania o Olanda vantano un rapporto abitanti/bici di quasi uno a uno, contro le 440 bici ogni 1000 abitanti dell’Italia. E non è certo un caso se proprio dalla Germania ci arrivano i più importanti flussi di cicloturisti, seguiti da Francia, Stati Uniti e Regno Unito.
Nonostante il viaggiare in sella ad una bicicletta sia oggi una tipologia di vacanza molto diffusa, spesso la ciclabilità nei centri urbani risulta faticosa, quando non addirittura ostacolata. I ciclisti hanno pochi chilometri urbani su piste dedicate e le insidie sono numerose. Tra gli investimenti richiesti dalle varie associazioni vi è quello per la sicurezza. Le strade, spazio pubblico per eccellenza, non sono pronte ad accogliere i volumi di turisti che gli investimenti fatti – non solo economici – meritano. Occorre che quelle strade maggiormente utilizzate dai abbiano limiti di velocità più bassi per aumentare la sicurezza del cicloturismo.
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Alberto Grossi: docente di marketing, comunicazione, storytelling. Senior copywriter, Storyteller e Video producer.