17 Ottobre 2012

Flessibilità e disimpegno: pericoli del contesto lavorativo attuale

La flessibilità, quando non la precarietà, richiesta dal mercato del lavoro, le crisi ricorrenti del sistema macroeconomico, sono solo alcuni dei fattori che hanno costretto il lavoratore a ridisegnare continuamente la propria identità lavorativa con una logica che si allontana sempre di più spesso dal tradizionale percorso di carriera, dotato di implicita consequenzialità e coerenza, avvicinandosi a una giustapposizioni di “episodi” professionali, dettati dalla necessità del presente più che da una valorizzazione del proprio passato e al disegno di un futuro professionale.

I lavoratori per necessità, i manager per opportunità, sono spesso “uomini sincronici”, persone cioè che vivono esclusivamente il presente senza imparare dalla propria esperienza passata e senza prestare attenzione alle conseguenze future delle proprie azioni. L’uomo sincronico è l’esito di una cultura (anche organizzativa e manageriale) che premia la velocità e l’efficacia a discapito della riflessione e della comprensione dei fenomeni. Se l’enfasi sugli obiettivi di breve termine e la retorica del cambiamento continuo contribuiscono a trasformare la vita organizzativa in una giustapposizione di episodi, forse il nuovo ruolo del manager deve essere quello di proporsi come costruttore di un senso, tessitore della trama di connessioni fra fatti e informazioni, narratori di una vicenda organizzativa fatta di “puntate” tra loro intimamente connesse e dipendenti.

La cultura dell’episodio genere nelle organizzazioni il distacco e il disimpegno: la rescissione dei legami con il passato e l’incapacità di vedere come la propria azione si ripercuota sul futuro, non possono che deresponsabilizzare l’individuo, a qualunque livello si collochi.