Riflessioni sulla riforma del lavoro Fornero
La riforma del lavoro che porta la firma dell’ex ministro Fornero è stata concepita con tre obiettivi principali:
- diminuire la flessibilità in entrata
- aumentare la flessibilità in uscita
- estendere l’utilizzo degli ammortizzatori sociali a categorie che ne sono attualmente prive
La riforma non pare stia portando i benefici attesi.
La riforma si è innestata in un momento difficile per l’economia e ha irrigidito il sistema e, in un contesto di mercato poco vivace, i risultati non possono essere positivi.
La riforma delle pensioni ha bloccato il modo semplice e naturale che nelle aziende sane permette di mantenere il fisiologico ricambio generazionale. E’ normale che a una certa età, in vista del previsto pensionamento il lavoratore venga affiancato da un collaboratore, permettendo così la crescita di persone più giovani e l’ingresso di nuove risorse. In questo modo, anche in condizioni di non incremento dell’organico, è possibile creare degli spazi in azienda, con grandi vantaggi anche per l’organizzazione, che beneficia di risorse fresche, ricche di energia ed entusiasmo. Purtroppo questo flusso per qualche anno verrà congelato, riducendo ulteriormente le opportunità per i giovani.
La sensazione è che le norme siano state scritte per sanzionare comportamenti abusivi anzichè creare una flessibilità positiva al sistema.