24 Febbraio 2014

Welfare state e Welfare aziendale: possibile convivenza?

Il Welfare state è oggi in grande difficoltà nel far fronte a tutti i bisogni espressi dalla società.

Una risposta alla crisi del welfare può venire dall’affiancamento di un “secondo welfare” caratterizzato dal coinvolgimento di soggetti no pubblici (fondazioni bancarie, aziende, sindacati, associazioni datoriali, imprese sociali, assicurazioni, soggetti del terzo settore) che possono, grazie al loro radicamento territoriale e in partnership con gli enti locali, contribuire e dare risposta ai nuovi bisogni.

Le misure di welfare aziendale producono  sia effetti diretti che indiretti sulla performance delle imprese. L’impatto diretto ha a che fare con l’aumento della produttività e può dipendere da programmi di training e formazione ma anche da strumenti di conciliazione tra esigenze di lavoro e familiari. Gli effetti indiretti, invece, sono connessi con la disponibilità di benefit accessori che contribuiscono ad accrescere e consolidare il legame tra i lavoratori e impresa.

Sempre più spesso i programmi e gli interventi di welfare promossi dalle imprese sono il prodotto di accordi aziendali, interaziadali, e territoriali che possono anche favorire la diffusione del welfare aziendale tra le PMI che oggi sono ancora poco interessate da questo fenomeno.

Oggi le imprese da sole difficilmente possono garantire pacchetti ampi di welfare aziendale. Per questo le istituzioni locali e gli attori socio-economici del territorio devono assumere un ruolo centrale nel promuovere partnership pubblico-privato e nel mobilitare risorse aggiuntive